Si è celebrato nella giornata del 21 ottobre uno speciale gemellaggio: al Santuario di Monte Sant’Angelo, capostipite del culto micaelico nell’occidente cristiano, si è legata la Basilica, dedicata proprio al potente Arcangelo, di São Miguel Arcanjo, in Brasile.
La storia della città sita nello Stato di São Paulo è semplice ma, al contempo, suggestiva e ricca di fede. Nata come frazione della più grande Itapetininga, da subito visse una grande devozione a San Michele, in cui onore era stata eretta una cappellina. Nell’ultima decade del XIX secolo divenne ufficialmente Comune e prese il nome dell’Angelico Patrono il quale, in più occasioni e con segni riconosciuti prodigiosi da tutta la popolazione, manifestò la Sua accondiscendenza e protezione. Su tutte, la cessazione della guerra civile che avvenne giustappunto il 29 settembre.
Eventi che hanno notevole analogia con quelli verificatisi sul Gargano e che congiungono la Sacra Grotta non soltanto ai più famosi Luoghi di Val di Susa o di Saint-Michel, ma anche a Comunità separate da un intero oceano.
Proprio le quattro apparizioni del Principe Celeste costituiscono l’ispirazione per la costruzione di una nuova chiesa nella cittadina brasiliana: sarà costruita davvero a imitazione della Celeste Basilica e si svilupperà su quattro piani.
Per questo motivo, una delegazione di fedeli, capeggiata dal rettore p. Marcio Almeida e dall’assessore comunale Fábio Jacob Pezzato, ha compiuto un volo intercontinentale ed è giunta ai piedi dell’Arcangelo per affidarsi a Lui e impetrare benedizione.
Dopo l’accoglienza liturgica nell’Atrio superiore, in mattinata ha avuto luogo la solenne concelebrazione bilingue, all’interno della quale p. Ladislao Suchy ha donato una pietra della Spelonca che sarà posta nelle fondamenta della nuova costruzione.
Al pomeriggio, poi, nell’Auditorium si è svolto un momento di condivisione che ha registrato altresì la partecipazione dell’Arcivescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, Mons. Franco Moscone, dell’Assessore alla Cultura di Monte Sant’Angelo, prof.ssa Rosa Palomba, e di diversi “montanari”: tali presenze hanno sancito un rapporto di fratellanza e, per così di dire, “di popolo” che travalica confini e distanze e si sostanzia nella comune devozione al Difensore di Dio.
Contributo fotografico: Angelo Cotugno
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